Un racconto di stalking: Lulù Selassie e Manuel Bortuzzo

Emma Karter

Lo stalking subito da Manuel Bortuzzo e le minacce ricevute da Lulù Selassié: il racconto a Verissimo. Tutti i dettagli della storia.

A Verissimo, Manuel Bortuzzo ha deciso di togliersi qualche macigno dalle scarpe. Dopo mesi di silenzio, ha raccontato la fine tormentata della storia con Lulù Selassié, una vicenda che ha portato a una denuncia per stalking e a una condanna sospesa. Il racconto non è stato facile da ascoltare, né da vivere. Manuel ha spiegato che la loro relazione si era conclusa in modo civile, almeno all’apparenza. Era il 25 aprile del 2022 quando lui, con un comunicato stampa, aveva reso pubblica la rottura, sperando di chiudere una volta per tutte. Lulù, però, sembrava vivere in un universo parallelo, impermeabile ai fatti.

L’inizio dello stalking

Da quel momento, per Manuel è iniziato l’incubo: messaggi insistenti, appostamenti nei ristoranti, telefonate agli amici. Una escalation sempre peggiore. Manuel si è ritrovato a dover gestire una presenza costante, che rasentava l’invasione della sua quotidianità. Ed ha ammesso che, in un momento di umana debolezza, aveva anche pensato di riprovarci. “Magari si era trattato solo di un momento no“, ha pensato. Ma i tentativi si sono rivelati effimeri.

Lei continuava a ricomparire nei posti più improbabili, come a Manchester, durante i Mondiali di nuoto. Manuel torna in hotel, e trova un bigliettino lasciato da Lulù: era nella stanza accanto. Lui, per evitare inutili discussioni davanti ai compagni di squadra, fingeva di assecondarla. Tentava di proteggere la sua immagine, con quell’ingenuità che a volte si paga cara. Ma settembre riportò tutto alla deriva. Di nuovo telefonate, di nuovo presenze non richieste. Fino a un incontro in casa di lei, dove per un attimo Manuel si era quasi illuso che potesse tornare il sereno. Illusione breve, svanita quando i vecchi comportamenti sono tornati: possessività, gelosia, minacce.

Dopo lo stalking, le minacce

Ed è qui che il racconto si fa più pesante. Lulù, secondo quanto riferito da Manuel, lo avrebbe persino minacciato di morte: “Smettila di dire cazzate, sennò ti ammazzo“. Un’espressione che può sembrare da film, ma che lui ha vissuto sulla propria pelle, senza sceneggiature a proteggerlo.

Il punto di rottura definitivo è avvenuto a Madeira. Era il giorno della finale dei Mondiali. Manuel, tornando in camera, trova l’ennesimo biglietto. Dopo poco, ecco Lulù bussare alla porta. Questa volta, niente più parole o piagnistei: ma veri e propri insulti, accuse ed urla. Addirittura uno scontro fisico, che per quanto breve ha avuto un peso importante nella memoria del nuotatore. “Non mi ha fatto male“, ha detto, “ma alzare le mani è inaccettabile“. Sembra quasi scontato dirlo, ma purtroppo nel 2025 la violenza fisica è ancora presente.

La denuncia

Da lì Manuel capisce che deve denunciare.Non ne faccio una bandiera“, ha sottolineato Manuel, quasi a volersi scusare di aver fatto ciò che era solo necessario. Eppure, nonostante tutto, le critiche non si sono fatte attendere. Una parte del pubblico lo ha apostrofato duramente, accusandolo di essere stato spietato. Ma come si può chiedere a qualcuno di vivere nella paura solo per mantenere un’immagine pubblica? Oggi, Lulù è stata condannata a un anno e otto mesi, pena sospesa, con l’obbligo di seguire uno psicologo due volte a settimana. Manuel ha chiesto, semplicemente, che si smetta di fare rumore intorno a questa storia. Nessuna voglia di vendetta, nessun bisogno di passerelle mediatiche. Solo la speranza di poter riprendere a respirare.

C’è qualcosa di profondamente triste in tutto questo. Una storia d’amore che prometteva sogni ed è finita in un tribunale, tra referti, sentenze e ricordi guasti. Un epilogo che forse era inevitabile, in un mondo dove spesso l’amore si confonde con il possesso, e la sofferenza viene mascherata da passione.

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